BOMBA

1930 - Era l’8 giugno, “Giorno dell’Ala” a Roma-Littorio, quando 5 velivoli CR20 della 71ª Squadriglia del 1° Stormo Caccia, agli ordini del Tenente Ariosto Neri, impostavano una picchiata in formazione strettissima a cuneo verso una colonna di tre autocarri, simulando un attacco. A pochi metri dai bersagli il Capoformazione cabrava ed eseguiva un looping completo, mentre i gregari di destra e di sinistra si sfilavano, effettuavano un rovesciamento di rientro e si buttavano in picchiata puntando e mitragliando gli autocarri fino ad incrociarsi con gli altri velivoli della Formazione. Di fronte alla famiglia reale al gran completo, al Capo del Governo, alla stampa nazionale ed estera e ad oltre 50.000 persone, era nata ufficialmente la manovra della “Bomba”.

Incrocio della “Bomba” ad Ankara 1989

“...via i colorati e andiamo su a piramidone via! ...fumi bianchi via! Tutti i gregari aumentano la distanza reciproca predisponendosi all’arrivo dell’ordine del Capoformazione... pronti per l’apertura via! Ciascun pilota prosegue nella propria direzione di uscita e per i prossimi due minuti volerà autonomamente la propria manovra, verificando e correggendo istante per istante i suoi parametri e la sua posizione rispetto al proprio leader di sezione, per arrivare all’ incrocio simultaneamente, con perfetto tempismo e una precisione di traiettoria che rendono l’incrocio della bomba uno dei momenti più dinamici e spettacolari del programma delle Frecce Tricolori. La concentrazione e le pulsazioni aumentano rapidamente dal momento dell’apertura e raggiungono l’apice all’istante dell’incrocio per tornare a normalizzarsi durante il successivo ricongiungimento della Formazione.
La difficoltà di questa manovra è di far volare 9 velivoli singoli in modo sincronizzato come se fossero ancora in formazione”.

Rudy Barassi
Pilota Frecce Tricolori dal 1998 al 2005


DOPPIO TONNEAU

1956 - Lo Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare incaricava la Pattuglia dei “Getti Tonanti” su F-84 G di partecipare al “Flugtag der Nationen” a Colonia il 4 giugno 1956; prima manifestazione aerea della Germania Occidentale sotto il patrocinio della Luftwaffe. Ultimi ad esibirsi ed i più attesi, gli Italiani! Ad apertura del loro programma i Piloti della 5ª Aerobrigata presentarono la loro nuova figura acrobatica che venne anche proposta nel film intitolato “I quattro del Getto Tonante”.
1960 - La figura che ha contraddistinto la Pattuglia dei Getti Tonanti (1959-60) su F-84 F è stata senz’altro il “Tonneau Doppio” evoluzione di una manovra originale presentata nel 1956 dai Getti Tonanti su F-84 G poi ripresa e resa ancor più spettacolare. L’evoluzione della manovra nacque con l’idea di raddoppiarla (ecco perché tonneau doppio) nel senso che dopo una presentazione dei 5 F-84 F in linea di fronte gli “interni” ruotavano attorno ai due “esterni” che, nel frattempo, chiudevano verso il “leader” e ripartivano a loro volta ruotando attorno agli “interni” ricomponendo così la formazione iniziale.

Getti Tonanti (F-84 G). Prima esecuzione di quello che
con le Frecce Tricolori diventerà il “Doppio Tonneau”


“Memori e grati ai nostri “fratelli maggiori” abbiamo ripreso e “raddoppiato” la loro manovra: una figura spettacolare che richiese abbastanza tempo e parecchie prove per la messa a punto. Essendo una manovra piuttosto inusuale la prendemmo all’inizio piuttosto “alla larga”, poi man mano il giro si fece sempre più stretto anche perché il tutto doveva essere completato prima che gli aerei finissero fuori vista... e l’F-84 F pesante e con l’ala a freccia non aiutava certo gli allineamenti e le manovre veloci. Non si sa come si sentisse Picasso, il “leader”, nel subire quel turbinio di aeroplani attorno alle sue ali, ma di certo le centinaia di persone che nei giorni d’estate si assiepavano alle recinzioni dell’Aeroporto di Rimini, invece di andare al mare, hanno avuto un motivo di divertimento in più. Negli anni ho visto eseguire questa manovra dalle varie formazioni delle Frecce Tricolori, da loro chiamata “DOPPIO TONNEAU”, e ogni volta mi riempio di legittimo orgoglio seppur accompagnato da un po’ di inevitabile nostalgia.”

Sergio Capaccioli
Pilota Getti Tonanti dal 1959 al 1960


VENTAGLIO

1965 - Per il volo acrobatico era l’anno del grande consenso. La PAN era ormai una realtà irrinunciabile e con il Gen. Aldo Remondino al vertice dell’Aeronautica Militare, il Comandante del 313° Gruppo Addestramento Acrobatico, Ten. Col. Roberto Di Lollo poteva “osare” e “lavorare” con più spregiudicatezza e soprattutto tornare in maniera definitiva al programma con 9 velivoli. Il momento era propizio per inserire nel programma una nuova figura: il “Ventaglio”. I 9 G-91 si presentavano in volo livellato in formazione stretta a “diamante” e all’ordine del “leader” i gregari esterni ed interni simmetricamente si separavano ed eseguivano una rotazione completa sull’asse di rollio (tonneau) ed il consecutivo ricongiungimento sul “leader” nel “looping” che introduceva alla manovra successiva. La manovra ebbe poi una evoluzione consistente nella presentazione della formazione configurata a “freccia” con il 7 e l’8 (3° gregario sinistro e destro) in ala al 9 (secondo fanalino), conferendole la spettacolarità che possiamo ammirare ancora oggi.

Ventaglio (G-91) - Campoformido 1965

“Quando pensammo alla nuova figura acrobatica, già il suo sviluppo ne definì il nome: Ventaglio.
A dirsi sembrava semplice, ma prima che la manovra raggiungesse gli standard di sicurezza e precisione necessari sono stati molti e graduali i passi da percorrere, uniti ad un numero inimmaginabile di ripetizione di una manovra complessa e, al tempo stesso, ad alta spettacolarità ed effetto. Ancora oggi rivivo quei momenti ed eccoci qua... ordino: “fumi via” e dopo un attimo “esterni viaaa... rombo viaaa”... “tonneau !” Vicinissima a terra la Formazione si apre a “ventaglio”, una manovra capace di avvincere il pubblico.
Le Frecce Tricolori sono e continuano ad essere il senso della mia vita e tuttora mi donano sempre attimi di forte emozione e di profonda ammirazione. Quando le rivedo in volo ho il fiato in gola e qualche brivido sulla schiena... e il cuore? L’ho lasciato nel cielo a tracciare un immenso Tricolore!”

Vittorio Cumin
Pilota Frecce Tricolori dal 1962 al 1969


APOLLO 313

1973 - L’allora Comandante delle Frecce Tricolori, Ten. Col. Vittorio Zardo, si fa promotore di una nuova figura acrobatica da inserire nel “Programma Alto” entrando parallelamente alla display line dalla sinistra degli spettatori. I 4 velivoli gregari del Capoformazione effettuavano un “tonneau” sull’asse al termine del quale la 2ª sezione si staccava impostando una salita anticipando di qualche secondo quella della 1ª sezione; linea davanti e rombetto effettuavano quindi 2 “looping” dallo sviluppo verticale differente, predisponendo così un sempre emozionante ricongiungimento, per tornare alla formazione a “diamante” e proseguire con il “Programma Alto”. Questa figura, caratterizzata da una pirotecnica ed elettrizzante “apertura”, venne chiamata dal Cap. Renato Rocchi (allora “Speaker” della PAN) “Apollo 313”.
La manovra simboleggia il distacco del modulo lunare “Lem”, interpretato dai 4 velivoli del “rombetto”, dal vettore spaziale “Apollo” che è rappresentato dai 5 velivoli frontali.

Apollo 313 (G-91) - 1973

“Oggettivamente, l’inserimento di una nuova manovra acrobatica nel “Programma Alto” non era cosa semplice. Infatti, qualsiasi modifica doveva garantire la massima sicurezza sia per la Formazione in volo che per gli spettatori a terra, con il più rapido possibile ricongiungimento dei velivoli a “diamante”. Quando venni chiamato al prestigioso incarico di Comandante del 313° Gruppo Addestramento Acrobatico (Ottobre 1972) ed anche Capoformazione, decisi di riaffrontare il problema della “nuova figura acrobatica” parlando con i Piloti della PAN confortato, per l’iniziativa, dall’entusiasmo del nostro “Speaker” (Cap. Renato Rocchi). Caratteristica imperativa di tutte le nuove figure acrobatiche era ed è sempre l’effetto “wow” delle stesse, effetto che costituiva (e continua a costituire) la scintilla per l’esplosione delle emozioni immediate e partecipi nell’animo degli spettatori. Ritengo che l’ “Apollo 313” abbia raggiunto lo scopo. Anch’io, ultimati i miei ruoli operativi nella PAN, assistendo alle sue esibizioni da spettatore a terra, ho provato emozioni intense, unitamente ad una grande ammirazione per coloro che danno continuità alla illustre tradizione delle Frecce Tricolori. A fine manifestazione, sono stato anche facile preda di una particolare forma di “malinconica nostalgia”, confortato tuttavia dalla speranza di avere contribuito, assieme ai miei Piloti e Specialisti del tempo, ad arricchire il prezioso patrimonio professionale della PAN.”

Vittorio Zardo
Pilota Frecce Tricolori dal 1967 al 1974


ARIZONA

1977 - Su iniziativa del Cap. Assenzio Gaddoni nasceva tra il Dicembre del ’76 ed il Febbraio del ’77 una nuova figura chiamata “Arizona” a ricordo dell’ “Arizona degli Aviatori”, un’osteria sulla S.S. Pontebbana a Campoformido dove si incontravano i pionieri dell’acrobazia collettiva del 1° Stormo, che ospitò tra l’altro anche Italo Balbo ed il suo Stato Maggiore e che negli anni continuò a rappresentare occasione di incontro per Ufficiali e Sottufficiali Piloti. Sin dalla creazione, dopo lo spettacolare incrocio in “schneider” delle due sezioni, l’ “Arizona” continuava con una seconda parte: la 2ª sezione di 4 velivoli del Cap. Gaddoni disegnava un “looping” che veniva trafitto al centro dal “tonneau” disegnato dalla 1ª sezione del Magg. Antonio Gallus. Questa parte della figura venne chiamata dal T.Col. Renato Rocchi “l’ago e la cruna” e terminava con il classico ricongiungimento della formazione a “diamante”. Negli anni successivi la seconda parte dell’ “Arizona” fu poi ribattezzata “Bull’s eye” e divenne una figura a sé stante all’interno del programma acrobatico delle Frecce Tricolori.

Incrocio Arizona (G-91) - Aviano 1977

“Prima fu la speranza che l’insieme delle manovre acrobatiche fosse accettata, poi fu l’attesa di provarla in volo ed infine fu la gioia di avere realizzato una serie di acrobazie che avrebbero regalato emozioni. Fra la speranza e la gioia ho posto il mio entusiasmo che ha rafforzato la motivazione ad agire infondendomi tanta energia per ciò che stavo facendo in vista di una buona riuscita.
Strappare emozioni agli spettatori con gli occhi puntati sull’apertura dell’Arizona con l’inconfondibile abbraccio dei fumi fino alla chiusura, dopo un intreccio, nella formazione a “diamante” mi riempie d’orgoglio e fierezza per la sfida superata.
Questi sentimenti, anche se fuori non si vedono, dentro si muovono e si ravvivano ogni volta che ammiro le Frecce Tricolori che eseguono l’Arizona e mi fanno ancora provare l’ebbrezza del volo e mi regalano emozioni straordinarie ed indimenticabili facendomi restare con il fiato sospeso!!!”

Assenzio Gaddoni
Pilota Frecce Tricolori dal 1973 al 1978


ALONA

1989 - Negli anni precedenti, il programma di volo si concludeva con un passaggio della formazione completa a rombo o ad “alona”, con direzione parallela alla display line ed incrocio del solista in senso opposto. Nella stagione 1989, per disposizione dello Stato Maggiore, la Formazione fu autorizzata a volare in 9 aerei senza solista. Per aumentare la spettacolarità e l’impatto visivo della manovra di chiusura del programma, l’allora Capoformazione, il T.Col. Alberto Moretti ebbe l’idea di presentarsi con la Formazione disposta ad “alona” ed angolata di fronte al pubblico per effettuare una salita in virata allontanandosi. I fumi lasciavano una grande scia “tricolore” nel cielo persistente per molto tempo soprattutto in assenza di vento. La prima esibizione con questa nuova figura fu a Porto Santo Stefano, Argentario. Da allora la nuova manovra è rimasta a chiusura dell’esibizione delle Frecce Tricolori e accompagnata dalle note del “Nessun Dorma” della Turandot interpretata dal maestro Luciano Pavarotti. Il sottofondo musicale è stato introdotto, in occasione della tournée in Nordamerica “Columbus 92”, sempre da Alberto Moretti divenuto alla fine del 1990, Comandante delle Frecce Tricolori.

Passaggio di chiusura (G-91)

“Dopo aver fatto pochi voli di addestramento presentammo per la prima volta questa nuova figura a Porto Santo Stefano. Una volta a terra ero curioso di sentire i commenti della gente e vedere il video registrato per avere delle conferme che in volo non riesci a percepire pienamente. Fu un successo. I fumi colorati si adagiavano sull’acqua per proiettarsi verso il cielo azzurro, in un Tricolore che appariva infinito e che lasciava senza fiato. Decisi di mantenerla per sempre, e ancora oggi da spettatore mi accorgo che suscita le stesse emozioni. L’abbinamento con il “Nessun Dorma” ha commosso milioni di nostri connazionali in Nordamerica.”

Alberto Moretti
Pilota Frecce Tricolori dal 1982 al 1986 e dal 1989 al 1992


AQUILA

1996 - Il bel Raduno del ‘95 a Rivolto si era chiuso con il brutto tempo e con la delusione di dover volare il programma “Basso”, molto meno spettacolare del programma completo. Durante l’inverno di quell’anno, il Comandante Giampaolo Miniscalco, Norbert Walzl (Pony 6) ed il Capoformazione Pierluigi Fiore studiarono allora una nuova manovra di separazione e ricongiungimento da poter effettuare sotto i 1500-2000 piedi di quota. Le sovrapposizioni delle due sezioni negli incroci davanti al pubblico e le coordinate manovre di rientro e ricongiungimento seguirono la tradizione tecnica delle manovre più caratteristiche e spettacolari delle Frecce Tricolori.

Aquila - 1997

“Questa manovra ha bisogno dell’intesa perfetta tra i Leader delle due sezioni, che devono coordinarsi al meglio nelle variazioni di assetto, rotazione e spinta del motore, per dare simmetria, maestosità ed il giusto tempismo alla raffigurazione di un’Aquila che dispiega le sue ali nel cielo. Un’intesa perfetta.”

Pierluigi Fiore
Pilota Frecce Tricolori dal 1991 al 1998


CUORE TRICOLORE

2006 - In quell’anno il Magg. Massimo Tammaro, Capoformazione delle Frecce Tricolori, si recava dal Comandante T.Col. Paolo Tarantino per chiedere l’autorizzazione a provare una nuova manovra che aveva immaginato e più volte disegnato a tavolino. Un volta autorizzato chiedeva la collaborazione di Rudy Barassi (Pony 6 uscente), Simone Pagliani (Pony 6 subentrante) e Andrea Rossi (Solista) poi di tutti gli altri. Si partì cercando di rendere verticale la figura dell’Aquila con l’obiettivo di arricchire il programma senza modificare le figure precedenti e successive; la nuova manovra doveva essere rispettosa della storia e non doveva essere la copia di figure già effettuate da altre pattuglie. Dopo svariati tentativi il Comandante, Paolo Tarantino, si rese conto dalla biga che la nuova figura prendeva la forma di “un cuore che fiorisce dal basso” e abbraccia con calore tutti i presenti.
È nato così il “Cuore Tricolore”, presentato per la prima volta a Pratica di Mare nel luglio 2006 in occasione del rientro della nazionale di calcio campione del mondo a Berlino.

Schizzi di possibili geometrie e traiettorie che
hanno poi dato forma al “Cuore Tricolore”


“Questa manovra rappresenta la passione che anima gli uomini e le donne delle Frecce Tricolori. È il Cuore della Nostra Italia. Ne sono orgoglioso e mi emoziono ogni volta che lo vedo disegnato nel cielo!”.

Massimo Tammaro
Pilota Frecce Tricolori dal 1999 al 2009


SCINTILLA TRICOLORE

2015 - Era l’inverno 2014/2015 quando il Capoformazione delle Frecce Tricolori Mirco Caffelli passava notti insonni immaginando e cercando di dare forma a quella che sarebbe stata la nuova manovra della Pattuglia Acrobatica Nazionale. Nello studio e nelle prime prove in volo si avvaleva della collaborazione e della fantasia del Cap. Mattia Bortoluzzi, Pony 6 già nella stagione 2014. La nuova figura avrebbe trovato posto tra l’“Arizona” e il “Doppio Tonneau”. La Formazione si presenta a Diamante perpendicolarmente al pubblico puntandolo dall’alto verso il basso per poi schiudere come un fiore proprio davanti ad esso.
Ogni gregario assume geometricamente una direttrice differente per poi ricongiungere subito dopo. La figura ha un notevole impatto visivo sul pubblico perché il Tricolore si dispiega come un fuoco d’artificio proprio di fronte ad esso.

Lavagna briefing pre-volo del primo tentativo
in volo della “Scintilla Tricolore”


“Entusiasmo nel creare qualcosa di nuovo e timore reverenziale di modificare un programma acrobatico di per sé perfetto e geniale nell’essenza. Questi erano i due sentimenti principali che ci hanno accompagnato nella creazione di una manovra che esaltasse l’estro e la tecnica, ingredienti fondamentali che caratterizzano tutto il volo delle Frecce Tricolori. Una manovra che vede la Formazione aprirsi col Tricolore in nove direzioni diverse di fronte al pubblico e ricongiungere in pochissimo tempo: la “Scintilla Tricolore”, in onore di quella stessa scintilla che ha innescato quella “Meravigliosa Avventura” che dal 1961 ancora oggi ci emoziona.”

Mirco Caffelli
Pilota Frecce Tricolori dal 2008 al 2018


LOMÇOVAK

1982 - Era un giorno del gennaio 1982 sull’aeroporto di Galatina. In questo periodo avveniva la transizione dei piloti sull’MB339-A PAN, da pochi giorni consegnato ufficialmente alle Frecce Tricolori; il Solista di allora, Capitano Molinaro, “Gi Bi” per gli amici, a fine giornata si alzò in volo da solo e al termine del programma di allenamento chiese al Magg. “Massimino” Montanari, addetto all’addestramento, di seguirlo da terra mentre provava una nuova manovra. Una richiamata portando il velivolo in verticale, poi tutti i comandi a fine corsa a sinistra e poi tutto timone a destra con la pedaliera a fondo corsa; nel cielo del Salento, dopo tanto studio a tavolino, veniva riprodotta una manovra sinora considerata “impossibile” per un velivolo a getto: il “lomçovak”.
“Gi Bi” riuscì nell’intento di mozzare il fiato a “Massimino” e nello stesso anno la figura venne inserita nel programma ufficiale del Solista.

Documento di certificazione delle prestazioni
del velivolo MB339-A PAN


“Il lomçovak non è tra le manovre più tecniche del programma del Solista ma la sua spettacolarità, la rapidità con la quale si sviluppa ed il fatto che l’MB339 sia l’unico jet al mondo in grado di eseguirla la rendono unica. Ogni volta, al termine degli avvitamenti, non potevo non pensare a questo e allo stupore che la manovra avrebbe generato tra il pubblico... e sotto la maschera non sono mai riuscito a trattenere un sorriso soddisfatto”.

Stefano Giovannelli
Pilota Frecce Tricolori dal 1994 al 1998


SORVOLO ALTARE DELLA PATRIA

In occasione del tradizionale Sorvolo sull’Altare della Patria, il Comandante gestisce da terra la delicata tempistica del passaggio della Formazione di 9 velivoli. Si posiziona quindi sulla vetta del “Vittoriano” munito di apparati radio che gli consentono di mantenere le comunicazioni con gli enti del traffico aereo e con la Formazione; da questa posizione privilegiata ha inoltre la possibilità di mantenere in vista la Formazione quando si avvicina al punto “di attesa” pre-sorvolo. A supportare il Comandante in questa attività, il Responsabile PR, che è a tutti gli effetti “gli occhi” del Comandante sulla scalinata del Milite Ignoto; suo è infatti il compito di comunicare a Pony 0 l’evolversi delle fasi della cerimonia a terra. Grazie a tutte queste informazioni e all’esperienza maturata riguardo alla durata delle varie fasi che scandiscono la cerimonia a terra, il Comandante, grazie a uno schema su carta, gestisce il circuito d’attesa della Formazione seguendola passo passo; questo lavoro di squadra garantisce che i 9 velivoli possano lasciare il punto di attesa e percorrere, disponendosi in configurazione ad Alona, il tratto rettilineo che li separa dall’Altare della Patria sorvolandolo nell’esatto istante in cui il trombettiere della cerimonia termina l’ultima nota del sempre emozionante “Silenzio”.

Schema che il Comandante utilizza come riferimento
durante i sorvoli dell’Altare della Patria


Tratto dalla Brochure 2018 delle Frecce Tricolori

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